Le donne redicole, Roma, Grossi, 1759

 INTERMEZZO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 MOSCHINA seduta leggendo e VESPETTA con specchio
 
 MOSCHINA
 
    Una donna ch’abbia letto
 ai più saggi dà diletto,
 i più dotti fa cascar.
 
 VESPETTA
 
    Una treccia inanellata
5è da tutti sospirata,
 i merlotti fa cascar.
 
 Sorella, e quando mai
 la finirai con questi tuoi romanzi?
 MOSCHINA
 Quando tu lascierai
10di mirarti allo specchio;
 si vede bene che non hai buon gusto;
 basta, ciò non importa; usciam di casa (S’alza)
 ch’a romperci la testa
 qui fra poco verranno
15quei marchesi indiscreti.
 VESPETTA
                                                 Dici il vero;
 ma sento venir gente,
 eccoli puntuali.
 MOSCHINA
 Non li posso soffrire. (Torna a sedere)
 VESPETTA
 Ci vengon di buonora a infastidire.
 
 SCENA II
 
 TIBERIO e MACROBIO
 
 TIBERIO
20Come un tempo il gran Dante
 alla vaga Beatrice, alla sua Laura
 il Petrarca già fece, umil s’inchina
 don Tiberio alla sua vaga Moschina.
 MACROBIO
 Io pure allor che vengo...
25Anzi più tosto perché son venuto...
 Aiuto don Tiberio,
 quando io fo complimenti, l’occipizio
 sento andarmi sossopra a precipizio.
 TIBERIO
 Via fatevi coraggio.
 MACROBIO
30Perché sono venuto,
 faccio alla mia Vespetta un gran saluto.
 Oh che caldo, oh che caldo.
 VESPETTA
                                                   Ha del gran caldo
 per dire due sciocchezze. (S’alzano)
 MOSCHINA
                                                 A dire il vero,
 ha durato fatica,
35nol posso tollerare.
 TIBERIO
 Io dunque, mentre il piè rivolgo a lei,
 vuo’ spiegarle l’affetto
 e il faccio da poeta
 e una canzone, anzi sbagliai, sonetto
40in verso asclepiadeo,
 degli iambici a guisa,
 in metro endecasillabo
 spiego il mio amor così.
 
    Dal suo bello in mezzo al core
45mi titilla un friccicore
 che, se presto non ha sfogo,
 io non so trovar più luogo,
 non mi fa più respirar.
 
 MACROBIO
 Lei non sbatte le man né lei né pure
50dice bravo.
 VESPETTA
                        Bravissimo.
 TIBERIO
 Che bel dir, che pensare.
 MOSCHINA
 (Io mi sento schiattare).
 TIBERIO
 Ma lei non mi risponde? Udiva pure.
 Sulla marina acquosa
55Enea di Dido e udiva
 le querele di Orfeo
 Euridice nel fiume acheronteo.
 MOSCHINA
 (Mi comincia a seccare).
 MACROBIO
 Ora m’intenda lei...
60Benché non sia poeta
 che partorisca presto,
 nientedimeno ascolti...
 Voglio dir qualche cosa
 che per ella mi dà febre amorosa.
 
65   Un certo palpito
 nel sen mi sento,
 Tiberio aiutami...
 Non è tormento,
 è un non so che
70che tutto struggemi
 non so perché.
 
 TIBERIO
 Come, lei non applaude? (Ridendo)
 VESPETTA
 E lei, signor marchese, par che rida?
 TIBERIO
 E non vuole ch’io rida...
 MACROBIO
75Le dirò. Sono parti
 non troppo digeriti.
 TIBERIO
 Or veniamo alle corte.
 Moschina, mia Moschina...
 MOSCHINA
 D’amor non mi diletto.
 MACROBIO
80Ella mi dica presto, schietto schietto...
 VESPETTA
 Orsù, non più dimora.
 Le faccio riverenza. (In atto di partire)
 TIBERIO
 Dunque così si tratta!
 MOSCHINA
 Anch’io m’inchino a lei. (In atto di partire)
 MACROBIO
                                               Ad un mio pari
85azzion di simil sorta?
 MOSCHINA, VESPETTA A DUE
 Se così non vi piace, ecco la porta.
 MOSCHINA
 
    Vada pur.
 
 VESPETTA
 
                         Non si trattenga.
 
 TIBERIO
 
 Io non so se chi mi tenga...
 
 VESPETTA
 
 Lei s’arrabbia?
 
 MOSCHINA
 
                               Lei sospira?
 
 MACROBIO
 
90Io vorrei mutar figura
 né mi so determinar.
 
 MOSCHINA
 
    Creda pur, la compatisco.
 
 VESPETTA
 
 Mio signor, la riverisco.
 
 A DUE
 
 Se vi piace, se vi scotta,
95vi potrebbe un po’ soffiar. (Partono)
 
 TIBERIO
 
    Macrobio?
 
 MACROBIO
 
                          Don Tiberio?
 Che ne dite?
 
 TIBERIO
 
                           Che vi pare?
 
 TIBERIO
 
 Vada pur...
 
 MACROBIO
 
                        Non si trattenga...
 
 TIBERIO
 
 Quest’ingiuria...
 
 MACROBIO
 
                                 Quell’affronto...
 
 TIBERIO
 
100Colla spada ch’ho qui a lato,
 me ne voglio far dar conto.
 
 MACROBIO
 
 Vuo’ giocarmi il marchesato.
 
 A DUE
 
 Me ne voglio vendicar. (Partono)
 
 SCENA III
 
 Giardino con fontana nel mezzo.
 
 MOSCHINA seduta, indi VESPETTA
 
 MOSCHINA
 
    Freschi umori, aurette grate
105che d’intorno a me girate,
 ah col vostro mormorio
 lieto fate in seno il cor.
 
 Vieni vieni, Vespetta, all’aure grate
 qui di questo giardino
110potremo divertirci.
 VESPETTA
 Che ti pare, Moschina,
 di questa moda? È bella?...
 Quanto è vaga.
 MOSCHINA
                              Oh tu sempre
 con queste tue sciocchezze.
 VESPETTA
115E tu con i romanzi
 che ti pensi di fare?
 MOSCHINA
 Meglio che non fai tu.
 VESPETTA
 Oh se fossi io Narciso
 mi specchierei nel fonte.
 MOSCHINA
120Povero Calloandro, (Leggendo)
 mi fa pietà, per la sua bella tanto
 lacerarsi e languire,
 senza vederla mai.
 Oh! Che gran fedeltade.
 VESPETTA
125Vale più questa moda
 che tanti Calloandri.
 
 SCENA IV
 
 TIBERIO, MACROBIO e dette
 
 TIBERIO
 Ferma, aspetta, che fai?
 Non ci facciam vedere.
 MACROBIO
 Ma non posso più stare,
130io mi sento bruciare.
 VESPETTA
 Moschina, olà Moschina, ecco i marchesi.
 MOSCHINA
 Ove son?
 VESPETTA
                    Stanno dietro alla fontana. (S’alza)
 MOSCHINA
 Prendianci di lor gioco alla lontana.
 
    Giovinotti che all’aria qui state,
135se un’amante, una sposa volete,
 giovinotti, cercate, cercate,
 che un’amante, una sposa potrete
 qui d’intorno fedele trovar.
 
 VESPETTA
 
    Zerbinotti che al lume girate
140qui d’intorno de’ nostri begli occhi,
 zerbinotti, cercate, cercate,
 che un’amante che il core vi tocchi
 qui potrete d’intorno trovar.
 
 TIBERIO
 
    Ah non fate, mi sento languire.
 
 MACROBIO
 
145Ah che dite, mi fate morire.
 
 MOSCHINA, VESPETTA A DUE
 
 Ah col tempo spiegarmi saprò. (Parte Vespetta)
 
 MACROBIO
 Ci rivedremo, amico,
 andar le voglio appresso.
 Eh ci vuol buona faccia,
150almeno almeno le vuo’ far la caccia. (Parte)
 
 SCENA V
 
 MOSCHINA e don TIBERIO
 
 TIBERIO
 Mia signora, la prego...
 MOSCHINA
 Povero Calloandro, (Leggendo)
 sarà rimasto brutto
 quando alzò la visiera e la sua cara
155vide cadersi a’ piedi.
 TIBERIO
 Moschina, mia Moschina...
 MOSCHINA
 Allor poteva dire,
 vista la faccia scolorita e bella:
 «Non cadde no, precipitò di sella».
 TIBERIO
160Mia signora, la prego...
 MOSCHINA
 Ma lei cos’ha, che dice?
 TIBERIO
                                             Dico a lei.
 MOSCHINA
 Ma che brama, che vuole?
 TIBERIO
 Lo senta espresso in queste mie parole.
 
    Si ricorda... quando che...
165Senta bene... Il suo Teseo...
 Arianna là dal lido...
 Anzi quando il caro Orfeo...
 Euridice... O allor che fido...
 Son troiano... O quando quando...
170Anzi insomma, io dir vorrei
 che per lei mi sento in guerra
 l’intestina, le budella.
 Gelo, sudo, smanio e peno,
 non ho pace, non ho freno.
175Più di Dido, più d’Orfeo...
 d’Arianna... di Teseo...
 io mi sento già schiattar. (Nel partire vien richiamato da Moschina e dice)
 
 MOSCHINA
 Bel zitel, bel zitello.
 TIBERIO
 Dice a me?
 MOSCHINA
                        Dico a lei, mi senta in grazia.
 TIBERIO
180Compatisca signora,
 il tenue e dolce suon di vostra voce
 non passò del mio orecchio
 il timpano armonioso.
 MOSCHINA
 Apra dunque l’orecchio
185che, con il suono delle mie parole,
 il timpano passando
 che trapassa l’udito, adesso anch’io
 voglio spiegarvi il sentimento mio.
 
    Di sguardi, d’occhiate
190se sol vi pascete,
 venite, guardate,
 saziatevi pur;
 
    ma se pretendete
 l’affetto del core,
195aver nol potrete,
 credetelo a me.
 
 SCENA VI
 
 MACROBIO, indi VESPETTA
 
 MACROBIO
 Alla mia bella andato sono appresso.
 L’ho fatto ancor la caccia infin adesso
 né l’ho potuta ritrovar; vediamo
200se ella tornasse qua; son risoluto,
 la voglio innamorar; zitto, mi pare
 ch’ella già se ne venga,
 andiamo ad incontrarla.
 Padrona mia dolcissima.
 VESPETTA
205Serva sua distintissima.
 MACROBIO
 E ben signorina...
 VESPETTA
 Cosa vuole?
 MACROBIO
                         M’intenda... Per ragione...
 Ma non s’infastidisca. Lei mi dica...
 VESPETTA
 Su, sbrigatevi presto...
 MACROBIO
                                            Adesso adesso...
 VESPETTA
210Oh che pazienza.
 MACROBIO
                                  Ascolti...
 VESPETTA
                                                    Ma che vuole.
 MACROBIO
 Mi dica, insomma lei m’ama o non m’ama?
 VESPETTA
 Inver mi vien da ridere.
 MACROBIO
                                               Lei ride?
 Ma pure, che mi manca?
 VESPETTA
                                                Che vi manca?
 Adesso lo dirò; vi manca il brio,
215l’aspetto, il portamento,
 la grazia, l’allegria; e quel ch’è peggio,
 manca la gentilezza
 cioè, capisca ben, la splendidezza.
 MACROBIO
 Oh cospetto. Che sento!
220Pur non mi par così. Deh! Via carina,
 ti faccia almen pietà questo mio viso
 sdruscito e consumato,
 il mio cor lacerato;
 ah! se non m’ami, oh dio!
225tu mi vedrai morire, idolo mio.
 
    Aprimi il core, oh dio!
 Vedilo per pietà.
 Caro bell’idol mio,
 riposo più non ha.
 
230   Lo pizzica amore,
 lo strugge  l’ardore
 e in mezzo del foco
 sfavilla, tintilla,
 non può respirar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 VESPETTA sola
 
 VESPETTA
235Va’ pur, sciocco, balordo,
 se ho da prender marito,
 voglio che sia di buona pasta e dolce,
 per farlo fare a modo mio; ma appunto
 questo per me sarebbe; egli ha denari,
240è pieghevole e sciocco
 e star ce lo farei come un alocco.
 
    Donne, voi che m’ascoltate,
 dite il ver, non ho raggione?
 Se il marito è pollastrone
245a piacer lo comandate.
 Vede, sente e si sta zitto
 e per naso, se volete,
 lo potete ancor portar.
 
    Ma s’è scaltro, se l’è dritto,
250meschinelle voi dovete
 o soffrirlo con gran pena
 o di rabbia alfin crepar. (Parte)
 
 SCENA ULTIMA
 
 MACROBIO e TIBERIO, vestiti da giardinieri, e diversi giardinieri. Indi MOSCHINA e VESPETTA
 
 TIBERIO
 Macrobio, tu già sai che queste pazze
 più non ci vonno in casa loro ed io,
255che a lor dispetto mi son posto in testa
 di venirvi e burlarle, in questa guisa
 ti feci travestir.
 MACROBIO
                               Ma dunque adesso
 cosa faremo?
 TIBERIO
                           Oh senti!
 Così vestiti non ci crederanno
260più marchesi ma ben due giardinieri
 che a lavorar qui stanno; io l’ho avvisati,
 l’ho data buona mancia.
 E si staranno cheti; olà seguite (Ai giardinieri)
 pure il vostro lavoro.
 MACROBIO
265Ma mi trovo imbrogliato
 e faccio un pregiudizio al marchesato.
 TIBERIO
 Qui non v’è male, anche i guerrieri sanno
 cangiare abito e forma; e noi vogliamo
 su le lor orme adesso
270coprire per amor il viril sesso.
 MACROBIO
 In te m’affido.
 TIBERIO
                              Andiao intanto noi
 co’ pesci a divertirci in questa fonte.
 L’ami prendiam, mentre dovrian fra poco
 venir le belle unite in questo loco.
 
275   Pesciolino innocentino,
 ah colei che fida io bramo,
 come piglio or te coll’amo,
 potessi io così pigliar.
 
 MACROBIO
 
    Pesciolin, se tu c’incappi,
280per mia fé, tu non mi scappi,
 non mi sfuggi in verità. (Vengono Moschina e Vespetta e restano in disparte)
 
 MOSCHINA
 
    Chi son quei?
 
 VESPETTA
 
                                Sono i marchesi.
 
 MOSCHINA
 
 Vieni vieni, piano piano,
 qui poniamoci in disparte
285con costoro ad ischerzar.
 
 MACROBIO
 
    Vuo pescando un cor fedele.
 
 TIBERIO
 
 Vuo cercando un’alma grata.
 
 MOSCHINA, VESPETTA A DUE
 
 Ma un cor fido, un’alma grata
 non potete qui trovar.
 
 MACROBIO
 
290   Ahi me misero! Infelice!
 Oh! Che gel mi sento al core.
 Tremo, o dio! da capo a piè.
 
 TIBERIO
 
    Ma cos’è, non paventate,
 quest’è l’eco che risponde,
295tra quei fiori, tra quell’onde,
 torna, torna qui a pescar.
 
 MOSCHINA, VEPETTA A DUE
 
 A pescar.
 
 MACROBIO
 
 Sono spiriti.
 
 TIBERIO
 
 Non è vero.
 
300   Un cor fido, un cor sincero...
 
 MOSCHINA, VEPETTA A DUE
 
 Cor sincero.
 
 TIBERIO
 
 Solo qui pescando vo.
 
 MACROBIO
 
 Ahi! le spalle. (Vespetta gli dà colla bacchetta)
 
 TIBERIO
 
                             Ohimè l’acqua (Moschina bagna don Tiberio)
 tutto tutto mi bagnò.
 
 MOSCHINA, VESPETTA A DUE
 
305E mi bagnò.
 
 MACROBIO
 
 Ah per me non pesco più.
 
 TIBERIO
 
    Me meschin che britto giorno
 quest’alfin per me sarà. (Escono Moschina e Vespetta con furia)
 
 MOSCHINA
 
    Insolenti.
 
 VESPETTA
                        Impertinenti.
 
 MOSCHINA
 
310Tal baldanza,
 
 VESPETTA
 
                           Tant’ardir.
 
 MOSCHINA
 
    Presto olà. (Ai giardinieri)
 
 VESPETTA
 
                          Venite qua.
 
 MOSCHINA
 
 Se costor nella fontana...
 
 VESPETTA
 
 Via gettate a capo in giù.
 
 MACROBIO
 
    Per pietà, ma cosa fate,
315mi vorressivo affogar.
 
 TIBERIO
 
    Piano, piano, ad uno ad uno
 voglio tutti sbudellar.
 
 MOSCHINA, VESPETTA A DUE
 
    Fate presto.
 
 MACROBIO
 
                            Ahimè fermate.
 
 TIBERIO
 
 Qui v’aspetto.
 
 MACROBIO
 
                             Ah non mi muovo.
 
 TIBERIO, MACROBIO A DUE
 
320Mie signore, per pietà.
 
 MOSCHINA, VESPETTA A DUE
 
 No, per voi non v’è pietà.
 
 Fine del primo intermezzo